Ti piace la carne? Sì?
E ti ritieni anche un* amante degli animali? Anche questo è un sì?
E dimmi un po’: come superi questo conflitto interno?
Fammi indovinare: cerchi di non pensare alle sofferenze che gli animali subiscono prima di arrivare nel tuo piatto?
Beh si. Sei un* ipocrita.
E io amo sia gli animali che mangiare carne.
Tu ed io, “siamo due facce della stessa ipocrisia”, come disse Michael Corleone al senatore del Nevada.
Questo si chiama in gergo “Meat Paradox”, il paradosso della carne: in genere, le persone tendono, anche sinceramente, a prendersi cura degli animali; ciò non significa però che siano disposti a smettere di mangiarli (abitudine atavica dell’uomo: non voler rinunciare ad un pasto calorico).
Allora, cosa cerchiamo di fare per evitare questa dissonanza cognitiva?
Diversi articoli lo hanno dimostrato scientificamente.
Tra tutti, uno dal titolo molto eloquente: “Meat eaters by dissociation: How we present, prepare and talk about meat increases willingness to eat meat by reducing empathy and disgust” (J.R. Kunst e S.M. Hohle, Università di Oslo, Norvegia).
Ci sono vari “trucchetti”: dall’usare nomi diversi per l’animale stesso e per il pezzo macellato (la mucca diventa “manzo“, nella lingua inglese il maiale vivo (pig) diventa “pork“).
E poi, descrivendo la produzione industriale di carne come “allevamento” anziché “uccisione” o “macellazione”.
Funziona, vero?…
E poi, vedere in tavola carne processata (salumi, carne essiccata, polpette…) fa sempre meno impressione che vedere un pezzo anatomico.
Oppure, se proprio il pezzo anatomico deve esserci, beh, almeno che non si veda la testa.
Perché la testa probabilmente ci ricorda che quell’animale aveva un volto, con naso, bocca ed orecchie, e che belava/grugniva/muggiva.
E questo non ci piace pensarlo.
“Le persone possono sfuggire al conflitto tra il consumo di carne e la preoccupazione per il benessere degli animali, percependo gli animali come indegni e insensibili” come è stato scritto in un altro articolo sull’argomento (“The role of meat consumption in the denial of moral status and mind to meat animals” , S.Loughnan, N.Haslam, B.Bastian, dell’Università di Melbourne, Australia).
Fa pensare, vero?
Comunque… onnivori, vegani, vittime del paradosso o meno: qualora la vostra azienda operi nel settore catering oppure hospitality e vogliate usufruire dei miei servizi di copy-writing e content-writing, scrivetemi pure