Gli spaghetti sono stati una grande invenzione (e no… non c’entra nulla Marco Polo!).
Ma c’è invece un’invenzione che invece dobbiamo agli spaghetti: la forchetta a quattro rebbi.
Siamo nell’anno di grazia 1770: Ferdinando I, re di Napoli e Sicilia, era un giovane che, quasi per caso, si ritrovò a sedersi sul trono.
Tanto che non aveva nemmeno ricevuto un’educazione regale, come i suoi colleghi delle altre casate nobiliari europee.
Liberato dagli obblighi che spettavano agli eredi al trono, era stato libero di godersi l’infanzia, ed addirittura di fraternizzare con le classi più popolari di Napoli.
Ed a frequentare il popolo, soprattutto in quel di Napoli, il giovane Principe ne carpì i gusti culinari.
Insomma, per farla breve, Ferdinando adoravo gli spaghetti…
Ma, sfortunatamente, gli spaghetti non erano un alimento comune nei palazzi dell’aristocrazia dell’epoca. Un nobile impallidiva alla sola idea di mangiare quei fili di pasta con le mani come facevano i popolani. E provare a mangiarli con quelle proto-forchette dell’epoca era abbastanza gravoso.
Così, il giovane Ferdinando chiese al suo ciambellano, Gennaro Spadaccini, di farsi venire un’idea in proposito.
Quest’ultimo non deluse il suo goloso Re: ed ecco che nacque la forchetta a quattro rebbi.
Piccola e maneggevole, poteva infilzare pezzi di carne così come avvolgere gli spaghetti; era inoltre della larghezza giusta per essere infilata in bocca e “ripulita” dal cibo, senza che si sporcassero i prestigiosi abiti di seta.
Quindi, la prossima volta che ti fermi ad ammirare una forchetta, pensa agli spaghetti.
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