Quando non c’era Masterchef o qualsiasi altro reality show sulla cucina, un filosofo francese, colto e sofisticato, ebbe un’idea molto simile. Quel filosofo aveva un nome non proprio facilissimo da ricordare: Alexandre Balthazar Laurent Grimod de La Reynière (si sa che la nobiltà non ama i nomi brevi).
Siamo nei primissimi anni del XIX secolo, in Francia Napoleone aveva già fatto dimenticare ogni velleità repubblicana, nominandosi imperatore.
Per una decina d’anni, ogni martedì, una giuria composta da marchesi, avvocati, medici e uomini d’affari, si riuniva nell’Hotel di Place de la Concorde.
Qui i ristoratori parigini, dopo aver chiesto un appuntamento (le regole in merito erano rigidissime), sottoponevano i loro piatti ai giudici (gratis, chiaramente!).
I giudizi erano spesso espressi con parole altisonanti e “ghirigori” filosofici; ma, considerando la fila dietro la porta dell’hotel, questi dovevano essere stati considerati piuttosto importanti dagli stessi cuochi.
Tuttavia, chi non sembrava avere molti amici tra i professionisti della ristorazione era de La Reynière. Questi era considerato nient’altro che un filosofo: uno che si guadagnava da vivere con fronzoli e vanità, e che non poteva, e non doveva, influenzare il lavoro degli chef.
2 secoli dopo, sembra che ad aver avuto ragione sia però Alexandre!