SELF-SERVICE

La routine quotidiana dei lavoratori (e degli avventori) del fast-food sta cambiando a causa delle nuove disposizioni in materia di sicurezza e delle regole di distanziamento sociale. Ma questo cambierà il business per sempre? Uhm, improbabile direi.

Perché improbabile? Ma perché i self-service sono presenti da secoli. Letteralmente, da secoli!

Thermopolia, vi dice niente?

Questi erano i fast-food del mondo classico. Molto diffusi in tutto il territorio dell’Impero Romano, erano probabilmente utilizzati anche prima nelle polis greche (il loro nome deriva infatti dal greco: “negozio di cibi caldi”).

L’aspetto era minimalista: un grande piano in marmo, solitamente posizionato in una piccola stanza.

Alcune volte le stanze erano più grandi: probabilmente contenevano tavoli e sedie per i clienti. Una sorta di “sala” ante litteram, per intenderci!

Il piano in marmo aveva dei vasi, a mo’ di drop-in: i “Dolia”. Questi erano usati per conservare cibi, sia caldi che freddi.

Olive, pere, fichi, noci, lenticchie e pollame (la carne rossa era una specie di alimento di lusso all’epoca) erano gli alimenti più venduti. E vino, ovviamente.

I clienti erano per lo più di bassa estrazione. Solo una cerchia di persone benestanti, infatti, poteva permettersi la cucina nella propria casa (dedicare una stanza della casa alla cucina era considerata alla stregua di una stravaganza).

E, nonostante fosse una specie di “dopolavoro”, alcuni storici hanno scritto che, nonostante fosse costume di nobili ed aristocratici disprezzare pubblicamente i Thermopolia, questi dopotutto non disdegnavano di fermarsi a comprare un po‘ di pesce essiccato, mandorle o formaggio con miele!

ELEMENTI CALDI E DA INCASSO

C’erano principalmente due modi di servire il cibo nell’Europa del XIX secolo: il “Service à la française” e quello “à la russe”. Il primo, che era stato in voga nelle corti nobiliari sin dal Medioevo, comportava che i camerieri presentassero ai commensali tutte le portate, ad eccezione del dolce. Stava agli ospiti del banchetto scegliere quali pietanze, ed in quali quantità, mettere nel proprio piatto.

Lo stile russo del servizio era invece diverso: il cameriere portava il piatto al tavolo, una singola portata ed una singola porzione, servendolo direttamente all’ospite. Quest’ultimo modo di servire è presto stato adottato dai ristoranti di tutto il mondo occidentale (e di buona parte del resto del mondo).

Il servizio alla francese, invece, è cambiato: non è più il cameriere che porta tutte le portate al tavolo dei commensali, ma queste vengono ora appoggiate in un tavolo a parte, con i commensali che vi si recano da soli per servirvi. E questo tipo di servizio ha preso il nome di “buffet”: un nome, in francese appunto, che inizialmente indicava il mobile su cui venivano riposti i piatti e le posate.

E ricordate: per i vostri buffet, ci sono gli elementi caldi e da incasso del self-service di Inox Bim!

ELEMENTI FREDDI E DA INCASSO

Quante storie ci possono essere dietro un piatto?

Tante, a volte. Prendete il Carpaccio, per esempio.

Delle sottili fette di carne o pesce crudo, condite con olio o succo di limone, giusto?

Ebbene, questo piatto prende il nome da un pittore veneziano del XV secolo, Vittore Carpaccio, il quale utilizzava nelle sue opere una particolare tonalità di rosso. Tonalità che ricordava allo chef che l’ha inventato il colore tipico della carne cruda fresca servita a fette così sottili.

E chi fu lo chef-inventore? Il suo nome era Giuseppe Cipriani, titolare dell’Harry’s Bar, ideatore di un’altra fortunata creazione: il cocktail Bellini (2 parti di Prosecco, 1 parte di purea di pesche).

E questo nome, invece, da dove viene? Ma da un altro artista veneziano del XV secolo, Giovanni Bellini! Questi era solito dipingere le toghe dei Santi e la tunica della Vergine con una sfumatura di rosa molto simile al colore del cocktail.

Harry’s Bar, abbiamo detto, giusto? Proprio il bar che Ernest Hemingway era solito frequentare durante i suoi lunghi soggiorni a Venezia (“Papa” aveva il suo tavolo riservato in un angolino).

Ed è proprio al suo bar favorito della città lagunare che Hemingway ha dedicato un’intera pagina del suo romanzo. Di là dal fiume e tra gli alberi.

Quindi, in conclusione, il carpaccio può essere servito negli elementi freddi ad invaso oppure ad incasso dei self-service Inox Bim!

ACCESSORI

Chi l’avrebbe mai immaginato, ma è stato sfiorato un incidente diplomatico per una questione di “posate”. Meglio dire, per il modo di utilizzo di queste posate.

Montreal, Canada, 2006: il piccolo Luc Gallardo, 7 anni, è il figlio di immigrati filippini in Canada. È un bambino vivace ed intelligente. E come ogni bambino vivace ed intelligente, cresce imitando i suoi modelli, ossia, in questo caso, i propri genitori.

Ora, non molti sanno che il galateo filippino richiede che a tavola vengano usati contemporaneamente cucchiaio e forchetta per mangiare. Pasta, riso, noodles etc, vengono “spinti” in bocca con entrambe le posate contemporaneamente.

Ebbene, questa variante culturale non piaceva al supervisore della mensa, la Sig.ra Bertrand, la quale più volte fece sedere il piccolo Luc in un tavolo a parte, dicendo che il bambino mangiava “come un maiale” e “in modo disgustoso”. Oltre ad aver sgridato il piccolo per non essersi lavato le mani, chiedendo, in modo ovviamente ironico, se nel suo Paese non fosse usanza lavarsi le mani prima di sedersi a tavola.

Le proteste delle comunità filippine in Canada, insieme a quelle dei media in Patria, non si fecero attendere. Dei sit-in di protesta ebbero luogo anche davanti l’ambasciata canadese di Manila.

La teoria della difesa fu che il bambino “si riempiva la bocca di cibo” per far ridere i compagni, e fu sgridato (ed apostrofato) proprio per questo motivo, e non per l’uso di forchetta e coltello. Il tribunale avallò questa tesi, condannando l’addetta alla mensa solo per la frase “al tuo Paese non ci si lava le mani prima di pranzare?”.

I coniugi Gallardo si appellarono però al Tribunale dei Diritti Umani del Quebec, ottenendo una condanna e della Sig.ra Betrand, e della scuola per responsabilità oggettive nel non favorire l’interculturalismo.

Giustizia è stata fatta per il piccolo Luc. E prendiamo atto che ci sono molti modi di usare le posate.

Ma per tenere le posate, soprattutto in una mensa scolastica, ci sono i portaposate di Inox Bim. Oltre ad altri utili accessori!