“Maudit” è un termine francese per indicare “dannato, maledetto”. Spesso è usato per un poeta perseguitato dalla sfortuna. Uno scrittore dalla vita tumultuosa. Un artista che ha ricevuto poco o nessun riconoscimento mentre era in vita.
Bene, questo è più o meno quello che è successo a Oliver Evans, il Maudit del settore delle attrezzature per la ristorazione!
Nato nel Delaware, a quel tempo (seconda metà del ‘700, quindi ancora per poco) una delle 13 Colonie Britanniche nel Nord America, Oliver fu un prolifico inventore auto-didatta. Egli registrò infatti un discreto numero di brevetti in diversi campi di applicazione allora agli albori o quasi, come automatizzazione, motori a vapore, illuminazione elettrica. Ma dove il buon Oliver ha dato il contributo più importante è stato nell’industria molitoria.
Il suo “mulino automatico”, infatti, ha segnato un punto importantissimo nel settore nascente dei prodotti da forno degli Stati Uniti. L’offerta di farina, ora di una qualità maggiore, è aumentata in modo esponenziale, e di conseguenza il prezzo molto più conveniente; il tutto rese la produzione e il consumo di pane popolari come non lo erano mai stati prima.
E vi furono anche alcune innovazioni in quel campo che noi oggi chiamiamo delle “attrezzature per la ristorazione professionale”: il Nostro progettò infatti la “impastatrice a spirale”, un forno a funzionamento continuo, e, last but not the least, le basi per la refrigerazione.
Ma…
Non tutte le invenzioni di Oliver venivano prese in considerazione dalla comunità scientifica; tra le moltissime che questi propinava loro, infatti, ve ne erano anche alcune che, effettivamente, non erano all’altezza.
Ma questa sensazione di essere snobbato danneggiava l’umore di Oliver giorno dopo giorno.
Obiettivamente, secondo diversi storici, egli non fu apprezzato come meritava. Forse non fu bravo a promuovere le sue invenzioni. Forse non sapeva relazionarsi bene con colleghi e pubblico. Insomma, probabilmente mancava di quelle che oggi chiamiamo “Social skills”.
E c’è da dire anche che fu costretto a passare buona parte della vita a difendere le sue invenzioni da chi se ne voleva impadronire usando cavilli giudiziari e altri vili mezzucci.
Nel 1805 stava per pubblicare una guida pratica all’utilizzo del vapore nell’ingegneria. Ma i continui diverbi con i colleghi gli fecero abbandonare l’intento. Alla fine lo pubblicò sì il libro, ma con un nome che, utilizzando una feroce e tagliente ironia, rivelò la sua frustrazione: “The Abortion of the Young Steam Engineer’s Guide” (letteralmente: “L’aborto di una guida all’utilizzo del vapore per giovani ingegneri”)
Un infausto giorno, dopo l’ennesima battaglia giudiziaria persa, preso dallo sconforto, diede fuoco a molti dei progetti a cui stava ancora lavorando, e che non videro mai la luce.
Quella vita gli stava dando solo, secondo le sue stesse parole, “solo emicrania, delusioni e pochissima stima altrui”.
Beh, a dir la verità, non ce ne voglia l’Ing. Evans, ma una delle ragioni (forse la maggiore) per cui fu messo in disparte dai colleghi era proprio questa sua personalità paranoica. Egli era infatti ossessionato dalle manie di persecuzione, le quali lo portarono, in più di un’occasione, ad interrompere le sue creazioni, in preda alla collera verso coloro che, magari, si erano solo macchiati del crimine di fargli rilevare un errore di calcolo.
Un ingegnere “Maudit”. Un bohemien del settore delle macchine da ristorazione.
O, magari, semplicemente un tipo un po’ strano!