Uno dei nomi di piatti più “strani” che si possano trovare in un libro di cucina italiana è, senza dubbio, la puttanesca.
Un piatto “povero”
Ora: la ricetta è semplice. Si tratta infatti di una salsa di pomodori, olive, capperi, aglio e talvolta acciughe (i puristi diranno che è quest’ultimo ingrediente a distinguerla dalla “marinara”).
Alcune varianti prevedono l’aggiunta di origano, pepe nero e/o peperoncino.
Per farla breve: niente di troppo elaborato.
Ma il nome?
Ciò che colpisce l’immaginazione è piuttosto il nome, che richiama al termine gergale usato per indicare la persona che svolge il mestiere più antico del mondo.
Come sia arrivato a chiamarsi così è un mistero. La parte più divertente, tuttavia, è leggere le varie leggende che ruotano attorno a questo nome che potremmo definire, usando un eufemismo, insolito.
Le strade puntano a Napoli
Una delle “teorie” racconta che il piatto era un piatto tipico che, a Napoli, veniva dato alle clienti dei bordelli per aiutarle a recuperare le forze (curiosamente, esiste una leggenda simile legata alla nascita del Tiramisù).
Un’altra dice che fu inventato da Yvette, una “donna di vita” di origine francese, che lavorava (con un discreto successo) nel centro di Napoli.
Un’altra leggenda ancora racconta che questo nome nacque sull’isola di Ischia, nel famoso ristorante “O Rangio Fellone“: due clienti, nonostante fosse notte fonda e la cucina stesse chiudendo, chiesero al cuoco di preparare un piatto veloce. Una veloce “puttanata”, che, come sappiamo, è un nome gergale dato a cose di poca importanza, che nulla ha a che fare con l’ars amatoria).
Allora il cuoco preparò questa puttanata. Chiamandola, appunto, puttanesca.
Ma forse la storia più divertente è che la gente gli diede questo nome perché l’odore del sugo ricordava quello della flora vaginale (personalmente, do la colpa alle acciughe…).
Comunque… non so se quello che ho scritto ti ha fatto venire fame o no!
In ogni caso… se sei in cerca di contenuti per la tua attività di ristorazione, fammi un fischio!