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Pizza, telegrafo e quello str*nzo di Morse

Una persona brillante non è necessariamente una brava persona.
Prendete Samuel Morse, per esempio.

L’inventore che contribuì in modo significativo alla nascita del telegrafo elettrico, e dell’alfabeto omonimo.

Ebbene, Samuel potrebbe essere stato un genio che ha contribuito all’evoluzione della società. Ma non era una brava persona.
Era un razzista.

Un convinto sostenitore delle leggi anti-immigrazione; un odiatore e nemico giurato dei cattolici (soprattutto degli immigrati irlandesi).
I papisti, a suo avviso, stavano invadendo gli USA come risultato di un piano cospirativo che aveva come scopo ultimo quello di fare della Terra della Libertà “un sistema del più oscuro intrigo politico e del dispotismo”.

Ricorda un po’ Gangs of New York, eh?

Da buon razzista, era anche uno strenuo difensore della schiavitù.
Non ci vedeva nulla di male, essendo, come lui stesso scrisse: “una condizione sociale voluta dalla Sapienza Divina fin dall’inizio del mondo ai fini più saggi, benevoli e disciplinari”.

Ah, c’è un altro aspetto della vita di Samuel Morse che non mi piace.
Anche se è incomparabilmente meno grave delle sue opinioni politiche.

Odiava la pizza.

Durante il suo soggiorno in Italia (1829-1830), quando era ancora un pittore promettente, Morse visitò Napoli.
Lì ha avuto l’opportunità di provare la pizza per la prima volta.

Ma non ne fu affatto entusiasta. Piuttosto il contrario…

La descrisse come una “specie della torta più nauseante… ricoperta di fette di pomodoro o pomodorini, e cosparsa di pesciolini e pepe nero e non so quali altri ingredienti, nell’insieme somiglia ad un pezzo di pane che è stato ripescato dalla fogna”.

Non fraintendermi: non si giudica qualcuno dai suoi gusti personali in fatto di cibo.
Ma resta il fatto che Samuel Morse era uno str*nzo.

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