Eh già, ci va del cocco nella cappa aspirante della vostra cucina!E non parlo della parte commestibile del frutto, che sia copra essiccata, oppure burro o olio processato o che altro. Con quello ci potete fare tutti i dolci che vi pare.
O primi, o secondi. Non è questo il punto!
Parlo dei filtri a carbone attivo dentro la vostra cappa.
Che ci crediate o meno, infatti, i suddetti carboni attivi usati nell’industria dell’aspirazione provengono (anche) dai gusci di cocco.
Procediamo con ordine…
Dalla noce di cocco si estrae la parte legnosa dell’involucro: l’endocarpo.
Questo viene prima carbonizzato e poi attivato ad alta temperatura (intorno ai 1000°C), in presenza di vapore acqueo. Questo processo crea dei pori che, sviluppandosi all’interno di tutta la massa del carbone, gli conferiscono un’elevata superficie specifica.
Superficie utilizzata per l’adsorbimento, ovverosia un processo tramite il quale delle molecole, liquide o gassose, vengono concentrate su una superficie solida….
Ne avete abbastanza di tutto questo ciarlare di robe tecniche, vero?
Diciamo semplicemente che l’aria viene indotta a passare attraverso questi granuli di carbone, i quali neutralizzano gli odori e catturando (adsorbendo) le molecole organiche, veicoli di impurità, nelle fumane di cottura.
Semplice semplice…
I carboni hanno una durata determinata, dopodiché si devono cambiare (vengono di norma racchiusi in un filtro a rete). Purtroppo questo è il loro lato negativo: non possono venire rigenerati.
Ma, se volete saperne di più, da chi è più ferrato dell’argomento (e meno divagante) rispetto al sottoscritto, contattate Aluminox, azienda italiana produttrice di cappe aspiranti per la ristorazione professionale!