Se c’è un dispetto che Madre Natura ha fatto a noi poveri mortali, è quello di far essere così gustosi e saporiti i cibi ipercalorici.
Oppure, per dirla con le parole semplici di un vecchio e cinico adagio: “se è buono, fa male”.
Beh, la risposta è nella evoluzione. Dannato Darwin!
Ai tempi in cui eravamo una razza leggermente più evoluta di scimmia che vagava tutto il giorno per le steppe dell’Africa Orientale in cerca di nutrimento, i cibi particolarmente ricchi di calorie erano i più preziosi.
Il vantaggio evolutivo era in mano alle “buone forchette”: chi possedeva le pupille gustative particolarmente adatte a ricevere il cibo più calorico, era naturalmente incline a ricercare fonti più concentrate di energia.
Queste rilasciavano una sensazione di piacevolezza e sazietà, che venivano accolte dal cervello con rilascio di serotonina ed altre risposte ormonali che riscontriamo anche noi al giorno d’oggi.
Ecco che, e perdonate la mia estrema banalizzazione, si prefigura lo scontro evolutivo.
Da una parte, coloro che i cibi ipercalorici non li soffrivano: questi dovevano vagare giorno e notte allo scopo di nutrirsi, con tutti i rischi che ne competono, come quello di cadere in un burrone o di essere divorati a loro volta da una bestia feroce.
Dall’altra, quelli con delle papille gustative particolarmente “edonistiche”: pronti ad abbandonarsi ai piaceri di un alveare pieno di miele oppure di frutti particolarmente maturi.
Ecco, noi discendiamo da quest’ultimi.
Quei “sensi di colpa” che ci sopraggiunge dopo un’abbuffata, però, li abbiamo acquisiti molto più recentemente…
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