Immaginiamo di avere una macchina del tempo, e voler viaggiare di qualche secolo per visitare un’epoca passata gloriosa.
Magari il Rinascimento fiorentino, oppure il periodo illuminista francese, la rivoluzione americana, oppure le Fiandre dei grandi artisti della pittura ad olio.
Beh, c’è una cosa che vi colpirebbe appena arrivati, tanto da farvi rivalutare subito l’idea di tornare nel confortevole XXI secolo.
E questo è il tanfo.
Gli odori del tempo
Noi “viziati”, abituati alle nostre abitudini, infatti, storceremmo il naso, fino magari ad avere dei conati, a contatto con l’aria che respiravano i nostri antenati.
L’incipit del Romanzo Tedesco Il profumo (di Patrick Suskind, da cui è stato tratte anche un bel film) descrive fin troppo bene cosa avremmo trovato nella Parigi del XVIII secolo:
“Nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone, le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell’umido dei piumini e dell’odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano 1e chiese, c’era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l’apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d’estate sia d’inverno.”
Le cucine, beh, quelle non puzzerebbero solo di cavoli marci e grasso di montone, come descritto sopra.
Anche di scarti di pesce, di candele fatte con sego ed altri scarti di maiale, di olio ormai rappreso nei mobili, e da un odore magari non sgradevole, ma di certo pungente, dato da montagne di rosmarino ed origano ammassati in un angolo della sala.
Gli odori di adesso. E le cappe!
Quindi, dai… è ora di tornare ai giorni nostri. E magari installare una cappa nella vostra cucina professionale per rimuovere i cattivi odori e farvi respirare come foste all’aria aperta.
Magari una cappa Aluminox, che per fortuita coincidenza, io posso fornirvi!
E, qualora la vostra azienda operi nel settore catering oppure hospitality e vogliate usufruire dei miei servizi di copywriting e contentwriting, scrivetemi pure!