C’è qualcosa che vi accoglie appena mettete piede in un ristorante in Italia. Oppure in un “vero” ristorante italiano all’estero.
Mi riferisco ai grissini.
Normalmente, a questi piccoli bastoncelli di pane, riposti sul tavolo nel loro piccolo contenitore, tocca l’arduo compito di placare i morsi della fame dei commensali durante l’attesa che venga servito il pasto.
E ci siamo trovati tutti ad avere una fame da lupi, ma di essere nella situazione scomoda di trovarci ad una cena “elegante” e, onde rispettare il bon ton, poterne prendere solo uno e mangiarlo delicatamente.
Quando invece ci saremmo divorati volentieri l’intero cestino.
La storia, le storie
Che invenzione i grissini, dicevamo!
Ecco, chi li ha inventati? Quando?
Beh, non lo sappiamo per certo.
Quello che sappiamo con sicurezza è dove sono nati: nella Torino dei Savoia.
La leggenda più gettonata (più dovuto al fatto che sia una bella storia, piuttosto che per ‘affidabilità delle fonti storiche) racconta di un piccolo principe malato e di un fornaio arguto.
Siamo nella Torino del 1675, e l’erede al trono Vittorio Amedeo, allora un bambino, era di salute cagionevole.
Il medico di Corte consigliò quindi di consumare solo cibi nutrienti e velocemente digeribili, e di evitare la mollica del pane. La soluzione ce l’ha il fornaio di corte, tale Antonio Brunero: questi creò un filoncino di pane, così stretto e lungo da essere cotto uniformemente sia dentro che fuori. Quindi un pane croccante, e senza mollica.
Ma questo è story-telling, che, come abbiamo visto più volte (come nella storia della pinsa romana o del tiramisù), nel raccontare ricette deve essere accattivante, e non veritiero!
Le fonti storiche ci dicono infatti che i grissini esistevano già da tempo, tanto che erano stati citati da un chierico fiorentino, tale Vincenzo Rucellai, nel 1643:
“una novità, sebbene di stravagante forma: vale a dire del pane lungo quanto un braccio e mezzo e sottile a similitudine di ossa di morti”.
Non sappiamo se fosse una novità in senso assoluto oppure per il Rucellai. Sta di fatto che i grissini già esistevano, ma non sappiamo per certo da quanto tempo.
C’è anche chi dice di vederli in un dipinto dell’affresco del Duomo di Chieri. Ma io, sinceramente, non ne sono così sicuro…
Tornando alla storia: io preferisco “il piccolo principe ed il fornaio” alle “ossa dei morti”. Ma è una opinione personale….
Far lievitare l’impasto con il fermalievita!
Ad ogni buon conto: storia ancora più figa, e vera, è che l’impasto dei grissini si può far lievitare con l’Armadio Fermalievita di Inox Bim.
Proprio come ha fatto l nostro amico Luca, cuoco del Ristorante “Il Nido”, di prossima apertura nella splendida Villa Torlonia di San Mauro Pascoli