Sono diverse le fonti che ci raccontano di quanto disgustoso fosse il brodo nero (μέλας ζωμός, mela zomos), il piatto nazionale degli Spartani.
Non abbiamo purtroppo la ricetta originale. Quello che sappiamo è che era composta perlopiù da pezzi di maiale, fave, sanguinaccio ed aceto. Ed aveva un colore scuro come la pece.
D’altronde gli spartani, popolo guerriero, erano quello che definiremmo gli anti-gourmet: gente dai costumi frugali, cresciuti con una rigorosa educazione dedita al sacrificio, dove il cibo aveva come unico scopo quello di nutrire.
E quel sapore acre aveva una doppia valenza: oltre a nutrire, temprava lo spirito ed il carattere dei giovani guerrieri.
Fu Plutarco, storico ellenico del I secolo dC, che ci ha tramandato come questo risultasse disgustoso ai forestieri. Un viaggiatore proveniente da Sibari (gente che, come ben si sa, amava il lusso e la buona tavola…), dopo aver assaggiato il brodo nero disse “finalmente capisco perché gli spartani non temono la morte“.
Si narra anche che Dionisio, tiranno di Siracusa, dopo aver scoperto che uno degli spartani catturati in battaglia era un cuoco, chiese a questi di preparargli la famosa pietanza. Alla prima cucchiaiata, il Tiranno sputò a terra con disgusto, chiedendo chi possa mai trovare gustosa tale portata. Al ché, il cuoco rispose che, per apprezzarlo, avrebbe dovuto prima “fare il bagno nell’Eurota“, ovvero il fiume che bagnava Sparta (per esteso: avrebbe dovuto far proprie le usanze ed i costumi spartani).
Ora, se siete curiosi di saperne di più sopra gli spartani, vi consiglio di cercare qualche bel libro sull’argomento e di lasciar perdere certi kolossal di Hollywood dalla accuratezza storica a dir poco ridicola.
Se invece siete dei professionisti e volete cucinare, che sia il brodo nero o quello che vi pare, allora ho delle buone attrezzature da consigliarvi!