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Marco Polo, gli spaghetti e la bufala

Pochi delle bufale che riguardano l’arte gastronomica sono così persistenti quanto quello che gli spaghetti furono portati in Italia dalla Cina da Marco Polo.

Eppure, non servono delle ricerche estenuanti per capire che, appunto, non è altro che un falso mito.

Innanzitutto, da dove è nata questa storia?

Beh, ad andare a ritroso, la prima volta di cui si legge di questa leggenda fu nel 1928, nel “Macaroni Journal” (nonstante possa sembrare il nome di un giornale satirico, questo era il bollettino dei produttori di pasta degli USA).

In un articolo, non firmato, dal titolo “Una saga del Cathai“, il giornalista racconta di un marinaio vide una graziosa contadina locale che lavorava i noodles, li assaggiò e, trovandoli squisiti, volle portarli a bordo.

Qui Marco Polo in persona si accorse, dopo averli bolliti con acqua di mare, di come fossero squisiti e li volle chiamare in onore del marinaio che li scoprì: Spaghetti.

Sì, Spaghetti era proprio il nome del marinaio, secondo questo fantasioso giornalista.

Ora, non serve una grossa opera di debunking per comprendere che si tratta di una ca**ata, essendo spaghetto derivato da “piccolo spago”, e che non c’è uno straccio di documentazione storica citata (se non un generico “la leggenda narra che…“).

Né tantomeno vi è una traccia di questa storia in migliaia di testi che, dal medioevo in poi, parlano di spaghetti (chiamati “vermicelli” fino al XIX secolo).

Eppure la storia di Marco Polo è ancora lì…

Incredibile, no?

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